venerdì 3 ottobre 2014

Dall'alto di San Luca: quando la (ri)scoperta è questione di prospettiva


  Arriva il momento in cui pensi che i tuoi luoghi non possano più sorprenderti. La strada di tutti i giorni, la tua città; sai bene di non conoscere ogni suo angolo e ogni sua storia, ma quanto a quel sentimento di meraviglia che nasce solo davanti a un paesaggio nuovo, straniero, altrove... non pensi sia più possibile nel qui di tutti i giorni, ecco. Poi invece accade. Per di più, mentre sei imbragata sul cornicione di una cupola, in cima a un colle e a 40 metri di altezza. Con un paio di angeli a fianco.

Il panorama verso il parco Talòn e Casalecchio di Reno


Tutto perché ho deciso di sfidare la regola aurea del giornalista medio, che magari si ritrova a scrivere di eventi e iniziative interessantissime senza poterci mai andare per impegni e/o lavoro (appunto, ironia della sorte). Bene, questa volta sono andata.

L'iniziativa in questione è quella di Guardian Angels Bologna (maggiori informazioni a fondo pagina e qui), che per tutta l'estate hanno portato turisti e semplici bolognesi a spasso sulla cupola del santuario di San Luca. Sottolineo: SULLA.

Il portico di San Luca visto dall'alto
Ma facciamo un passo indietro, magari facendo partire la sigla di SuperQuark: il santuario di San luca sorge a circa 300 metri sul livello del mare, sul Colle della Guardia, alle porte di Bologna. Molto famoso è il suo portico, un serpentone di 666 archi lungo quasi 4 km. I numeri e le immagini non sono casuali: le arcate che si snodano su per il colle rappresentano davvero il Diavolo sotto forma di serpente, con la testa 'schiacciata' dalla Madonna di San luca, icona custodita nel santuario omonimo, appunto. E' stato costruito dal 1674 al 1721 dalla stessa città di Bologna, con contributi delle corporazioni di artigiani, semplici privati e istituzioni, per proteggere il dipinto della vergine durante la sua discesa in città e successiva ascesa, che matematicamente e leggendariamente ogni anno porta pioggia. In attesa di diventare Patrimonio dell'Unesco, il portico continua a svolgere la sua antica funzione di percorso di espiazione dei peccati, al giorno d'oggi più di gola.

Un soleggiato sabato di fine agosto, mi sono ritrovata a percorrere il sopracitato portico, mangiando placidamente un gelato, alla faccia di tutti i podisti, atleti e camminatori in allenamento serrato su e giù per i gradini. Alle 6 avevo appuntamento con Luca dei Guardian Angels, per una scalata particolare.

La scalata, assistita dagli angeli in bianco
Dopo una bella camminata di mezz'ora (che nella mia testa ha compensato e annullato il gelato), una silenziosa incursione in chiesa durante i vespri, e un'ulteriore scalata (questa volta interna) del santuario, mi sono ritrovata imbragata in stile cotechino, con l'immancabile caschetto anti-infortunio, abbarbicata su una stretta scaletta di metallo ad abbracciare la forma tondeggiante della cupola del santuario. Spostando moschettoni e cercando di non guardare più di tanto verso il basso, seguivo i miei accompagnatori che, dopo tre mesi di saliscendi, salivano lo stretto passaggio come se fosse una passeggiata della domenica.

Appena qualche gradino più su, sul piccolo cornicione circolare che delimita la cima della cupola: lì, esattamente lì, ho visto. Come un miope che ritrova gli occhiali, ho messo di nuovo a fuoco ciò che avevo davanti: il profilo perfetto di Bologna, dal parco Talòn allo stadio Dall'Ara, fino a San Petronio, rossa tra le rosse case del centro storico, l'esile silhouette delle Due Torri sovrastata da quella metallica e affilata della nuova torre Unipol; là in fondo, dove la periferia diventa campagna, un abbozzo di canali qua e là, come macchie di inchiostro blu di un pittore svogliato, il portico-serpente sdraiato ai nostri piedi, e dietro ancora il verde dei colli, come una selva incantata e inesplorata. Sotto, puntati su di noi, i nasi curiosi di chi era rimasto a terra, come nella poesia di Montale. Anche i miei angeli scalatori erano rapiti, nonostante la vista non fosse nuova. O forse sì, perché il cielo è sempre nuovo, sempre grande, sempre diverso e con lui  gli uomini.

"Ne valeva la pena, vero?"

Il profilo rosso e perfetto di Bologna

Dopo esserci riempiti la bocca di vento e silenzio, sono spuntati i cellulari e le macchine fotografiche, alla ricerca di un'altra prospettiva ancora.  Abbiamo recitato a memoria orari e destinazioni degli aerei in partenza dalla pista, commentato l'esuberanza inopportuna dei nuovi grattacieli, cercato le nostre case con l'aiuto di app e satelliti.

L'ombra del santuario sul verde del Colle della Guardia (foto Guardian Angels)

E' stato un attimo, ma è stato. E ha cambiato tutto, Un po' come quando rivediamo un ex abbandonato e capiamo di aver fatto una cazzata. Per averlo ignorato, deluso, dimenticato. Per non aver capito che la vera bellezza, per essere trovata, ci chiede di innalzarci più in alto di noi stessi, di sfidare serpenti irti di scalini, la miopia quotidiana, il vento delle difficoltà. E che un paio di angeli arrampicatori sono i migliori custodi di questo segreto.

***

Dlin dlon, informazioni di servizio: le escursioni guidate sulla cupola di San Luca riprenderanno la prossima estate. Per informazioni sull'evento e sulle altre iniziative dei Guardian Angels di Bologna e dei loro volontari, vi lascio al sito: Guardian Angels Bologna




1 commento:

  1. Sovente osservo lo stupore di persone che "scoprono" bellezze sovversive, stupefacenti delle loro terre che ignorano, apochi chilometri da casa.
    In pochi metri si sale e il paesaggio si apre, con esso l'anima, a contemplare la bellezza.
    L'Appennino riserva innumerevoli sorprese.
    :)

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