Ci sono alcune cose che un novello velista o aspirante tale non deve mai, ripeto MAI, pronunciare a bordo di una barca a vela. E lo dico con cognizione di causa, perché questo post è 100% esperienza vissuta (se non da me, dai miei compagni di veleggiata).
P.S: le vignette di questa pagina sono del bravissimo illustratore e velista Davide Besana. Potete dare un'occhiata ai suoi lavori qui.
1. Corde
"Che corda devo tirare?". Cinque secondi di silenzio. Occhiataccia gelida. "In barca non ci sono corde". Così è iniziata l'avventura marinara del mio amico F., che ha subito perso 10 punti nominando l'Innominabile. In barca ci sono cime, draglie, drizze, scotte, volanti, nappe. Tutto tranne che corde. Ve ne ricorderete dopo aver passato un pomeriggio ad 'adugliarle' (raccoglierle a spire) tutte come promemoria.
2. Destra
Lasciatela a terra, non vi serve. In mare si chiama dritta ed è sempre il lato destro della barca, guardando da poppa verso prua (dalla parte dietro a quella anteriore, per chi non conosce il gergo marinaro), a prescindere dalla propria posizione. La sinistra resta invece la sinistra. Poche certezze nella vita, ma buone.
3. Motore
Si chiama barca a vela per un motivo. Il motore non serve. Il motore è il Male. Tranne che per entrare e uscire dai porti (ma solo perché è obbligatorio e ormai si sono perse le capacità di fare un ormeggio a vela). Se volete sentire puzza di nafta, frastuono e rabbia (dei veri velisti e di tutta la fauna marina) attorno a voi, compratevi un motoscafo. Ma fate un favore al mondo: girate al largo.
4. Peperonata
O qualsiasi piatto elaborato e/o pesante e/o poco digeribile che mangereste in una trattoria sulla terraferma. La parola d'ordine è "frugale": poco è meglio, anche a tavola. Mi ringrazierete quando non verrete attaccati dal mal di mare. Pochi liquidi, niente latticini, tanto pane e olio che sazia e fa da gastro-protettore (ricetta di Lucia a prova di mare mosso).
5. Bagno
Chi va in barca a vela, ci va per il piacere di giocare col vento e imparare. Un buon skipper preferisce stare sopra l'acqua piuttosto che in mezzo ai flutti. A meno di non essere nel bel mezzo di una calma o in una giornata particolarmente afosa, lasciate i bagnetti (e la calca di barche in rada) ai velisti della domenica. Su l'ancora, e via.
6. America's Cup
Dite queste due parole e i visi degli skipper si adombreranno. Questo fenomeno deve avere a che fare con la somiglianza sempre più marcata di questa regata storica alla Formula 1: solo velocità estrema tra pochi ed eletti concorrenti (sempre quelli), tante polemiche e colpi bassi, ben poco della sportività e del codice marinaro che ne ha fatto la storia.
7. Disordine
Ormai lo si è capito. la barca è un tempio zen. Tutto (dalle cime in pozzetto ai calzini sporchi) deve essere al suo posto perché a) a shakerare le cose ci pensa già a sufficienza il mare; b) ogni cosa deve essere a portata di mano per una risposta pronta agli ordini del comandante; c) è comunque una questione di rispetto verso i compagni di traversata.
8. Testa alta
Pensavo fosse amore, invece era un boma in piena fronte. In barca bisogna volare bassi, in tutti i sensi. Spilungoni avvisati, mezzi salvati.
9. Abbronzatura
Se vuoi prendere il sole, vai a Rimini. O in flottiglia tutto incluso. Questo è territorio delle abbronzature da muratore, dai visi con il segno degli occhiali tecnici, delle spalle ustionate e spellate, dei piedi bianchi per le scarpe anti-scivolo. Ma è anche territorio di chi affronta le onde e gli spruzzi gelidi in faccia a dicembre.
10. Chilometri
Le distanze si misurano in miglia e la velocità in nodi (miglia orarie). Perché le cose non erano già abbastanza complicate.
Nessun commento:
Posta un commento